È uscito da poco in libreria Un dialogo infinito. Note in margine a un massacro (Edizioni Effigie), l’ultimo saggio di Massimo Rizzante. È un libro importante per chi ama la letteratura (il 23 dicembre scorso «La Repubblica» ne ha dato un’ampia anticipazione in prima pagina e nelle pagine culturali). Il saggio è insieme un discorso sul romanzo, un approfondimento sui grandi poeti marginali (O. V. de Lubicz Milosz, Lamborghini, Crnjanski, Kachtitsis) e un’acuta riflessione sul presente e sul senso della pratica letteraria. Rizzante dialoga con i maggiori romanzieri della seconda metà del XX secolo: una conversazione fitta di richiami, sia nei saggi, sia negli incontri con Carlos Fuentes, Ōe Kenzaburō, Juan Goytisolo, Milan Kundera, Gudbergur Bergsson, José Saramago, tutti presenti nel libro. Per gentile concessione dell’autore, riprendiamo qui il capitolo dedicato alle ragioni del suo impegno letterario. (wn)
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«Se mi dessi credito, potrei arrivare a dire una follia: oggi, il saggio, la scrittura specificatamente saggistica, può continuare ad esistere solo nell’orbita o sotto la protezione del romanzo». Così si concludeva l’articolo di François Ricard che abbiamo tradotto per la rubrica L’arte del saggio prima della pausa estiva. Con questo nuovo post, proseguiamo la riflessione sulle interrelazioni presenti tra saggio e romanzo, la cui indagine – come già annunciato nell’editoriale di apertura della rubrica – rappresenta un punto di vista interessante per la comprensione del saggio come arte letteraria. Presentiamo quindi un’intervista di Ferdinando Guadalupi al romanziere spagnolo Juan Goytisolo, nella cui opera la riflessione saggistica costituisce una componente essenziale. [Simona Carretta]