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Raccolgo, qui, una vasta selezione di versi e prose tratta dai volumi ad oggi pubblicati. A questa si aggiunge, in apertura, una scelta di componimenti per la quasi totalità inediti e, comunque, mai inseriti in una silloge. Fatta eccezione per alcuni testi provenienti dall’ultimo libro dato alle stampe, la stragrande maggioranza degli altri è stata sottoposta ad un lavoro, più o meno consistente, di revisione; una riorganizzazione, riordinazione e riscrittura con “la mano”, con “lo sguardo” ed il gusto di oggi. Per tutto quanto appena indicato si può quindi affermare che A ritroso è, per il sottoscritto ed in buona sostanza, un lavoro nuovo. Il titolo rimanda al modo in cui i singoli brani sono stati inseriti nell’opera: dai più recenti ai più datati, appunto. [DANILO MANDOLINI]
“Il peso del Ciao” (L’Arcolaio, 2012) di Francesco Forlani è un libro composito e variegato, esattamente come il suo autore. Animato dalla funambolica capacità di saltare con eleganza da un genere letterario a un altro, dal verso alla prosa, dalla scrittura saggistica a quella militante, Forlani in questo libro di poesie d’amore, d’occasione e di viaggio (del quale pubblichiamo qui la sezione “Canti da ring”) presenta se stesso e la sua incosciente versatilità. Ed è proprio l’incoscienza – ovverosia l’assoluta freschezza del dettato, dello stile e dell’ispirazione – la qualità che forse preferiamo di questo libro, perché oggi l’imperativo è: plastificare tutto, programmare la voce, eseguire lo spartito pedissequamente. E noi, com’è noto, siamo avversari fieri (e incoscienti) dell’oggi.
Oggi
1. Oggi c’era un vento che portava via ogni cosa dal suo posto. Si spostavano le case i lampioni. I rami degli alberi sembravano maestri d’orchestra. Tutto era animato da una mestizia incontenibile. Solo voi, miei simili, eravate fermi. 2. Oggi mi sono inutilmente arroventato perché non sono andato in giro perché sono rimasto fermo [continua]
Il mio studente non sa dov’è l’Irak. Gli mostro la cartina e sta perplesso, ha un nome mezzo inglese messicano, gli occhi stretti di un maya e il volto largo. Lui la scienza e la politica le studia, lui sa chi vuole il nostro bene. Ma quel certo dittatore non è buono, è il suo [continua]
ensogni ensogni ente la not zighi zighi entra el dì dir dir quel che ghè da dir èser èser quel che toca èser sogni sogni nella notte urla urla attraverso il giorno dire dire quel che si deve dire essere essere quel che tocca essere El gat a la gabia de la cincia Vólela nar? Làsela, [continua]
1. L’idea di un dipinto Stamattina il mare nostro era grigio Un nastro d’arancio all’alba gli stava sopra e stasera che le nubi tutte si sono dissipate questi colori freddi di novembre, prima di notte nuovamente l’arancio, sono così tersi che non ci sono versi * Mi dici della casa che vorresti che [continua]
E dico la fine
I hide myself within my flower, That fading from your Vase You, unsuspecting, feel for me – Almost a loneliness” Emily Dickinson Ti volti mi guardi e non vedi nessuno. Non si muore di niente, ma sempre in qualcuno. * ‘Ma ora resteremo buoni amici, vero?’, disse rientrando nelle sue mutande. Furfante. * [continua]
Poesie scritte a Londra
Doppio ritratto a Giuseppe Caccavale Il mio sguardo lucido è finito nella tua luna opaca dietro grate di una finestra di ottobre. Abbiamo parlato a lungo di tua madre che contava i soldi che ti contavano (pochi del resto se escludevi quelli che non ti davano da bere). Potevi prendere a calci una lattina all’epoca [continua]
Indurirci lentamente, poco per volta, come una pietra preziosa – e rimanere infine quietamente immoti per la gioia dell’eternità”. F. Nietzsche, Aurora Salvatore Toma, poeta salentino (Maglie 1951-1987), emerge nel panorama della poesia nazionale come una voce significativa ed originale dopo la pubblicazione nel 1999 presso Einaudi a cura di Maria Corti del suo Canzoniere [continua]