Quello della critica letteraria ad opera dei romanzieri è forse uno dei rami più rigogliosi del grande albero rappresentato dall’arte del saggio. Se, da un lato, l’affinità tra il romanzo e il saggio è assicurata dalla comune attitudine anti-sistematica, dall’altro, spesso, sono proprio i romanzieri a rivelarsi i migliori saggisti di romanzo. In quest’ottica, la rivista francese «L’atelier du roman», a partire dagli anni Novanta, ha dedicato quattro numeri al tema «La critica ha bisogno di romanzieri?», l’ultimo dei quali è stato pubblicato nel settembre 2015. Per l’occasione, è stato chiesto ad un gruppo di otto scrittori e critici letterari di scrivere un articolo su un’opera saggistica composta da un romanziere, scelta sulla base di un sorteggio. A me è toccato Per Sganarello (Pour Sganarelle) di Romain Gary, un’occasione per riflettere sul romanzo e sulla pratica del saggio come arte. Qui la versione in italiano del mio saggio già pubblicato in francese su «L’atelier du roman». [S. C.]