Tuttavia, gli scrittori non sono stati meno conformisti. Da rispettosi lacchè dei politici, a loro volta proni ai diktat della tecno-scienza, non hanno nemmeno provato a dire che forse la peste non veniva solo per nuocere, ma a darci una chance storica, quella di rallentare il ritmo della produzione, di abbandonare finalmente l’economia dell’abbondanza, di tentare una forma di vita dove il coraggio e la libertà non fossero compromessi in nome della cosiddetta verità scientifica.
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L’amico scrittore venuto qui a riposare dalle beghe cittadine, dalle polemiche, dai livori della metropoli si aggira i primi giorni con il sorriso beato, le narici dilatate a inspirare l’aria che lui reputa fresca e incontaminata, le orecchie tese a cogliere il silenzio. Lo conduco apposta in quartierini tranquilli, per compiacerlo, lontano dal traffico che [continua]