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… in ultimo, il professore sostiene che ci sono autori che per loro stessa costituzione della persona biografica, si prenda Leopardi o quel pingueforme di Montale o quell’individuo manicomiale di Campana o quell’allampanato di Giacomo Joyce o quell’asmatico di Marcello Proust, si possono considerare dei positivi al covid ante-litteram!
Un banco nell’abisso
Un mio vecchio professore, per intimidirci, ripeteva: “Tra me e voi c’è un abisso”, e nessuno osava contraddirlo. Poi ho ritrovato questa cosa in Maurice Blanchot: l’abisso incolmabile del rapporto docente-studente, l’abisso della conoscenza, del desiderio, della ricerca, che unisce docente a studente e viceversa. Non aveva poi tutti i torti il mio vecchio professore, sebbene fosse un po’ gonfio!
Quest’anno non si può dire che questo riprincipiare abbia la stessa felicità del passato, le preoccupazioni sono tante; ma, come scriveva Leopardi, la ragione è piccola, la natura è grande: per quanto la prima possa veder nero, la seconda ti sorprende sempre alle spalle. Come la realtà al di fuori dei calcoli, dei progetti, delle programmazioni. Come l’entrare in classe.
Ma io non sono sciuro che le cose stiano come ce le dipingono. Non sono sicuro che i professori siano quelli che vediamo alla tv, sui social, sui giornali. Secondo me, ci sono “altri professori”. Che non sono però una nicchia, una élite, un gruppo di eletti. Sono i professori che leggono, scrivono, parlano spesso di tutt’altro che di attualità oppure, se parlano di attualità, lo fanno in maniera “inattuale”, sganciandosi dagli stereotipi e dalle macchiette, e dunque non rientrando a nessun titolo in un nessun format.
Divieti e legami
Il distanziamento fisico, le limitazioni a cui ci sottoponiamo – per non morire, per non far morire gli altri, è così che va nelle epidemie – non devono limitare i legami. Ho una terza, leggeremo presto il Decameron: dieci ragazzi stanno lontani da tutti e inventano cento esperienze, cento storie diverse, una più bella e ricca dell’altra.
Che cosa legge l’apprendista, ossia il lettore che scrive, ma non ancora lo scrittore che legge? Come legge, ossia il modo in cui legge è chiaro, gettandosi nel libro incurante di ogni raccomandazione. Ovunque si trovi, in bagno o appoggiato alla tettoia di una fermata d’autobus con in mano un lettore digitale, la sua identificazione [continua]
Non ho fatto in tempo a presentarmi, che già la ragazza del primo banco aveva sollevato la mano per chiedermi la parola e raccontarmi tutto. Del resto, il dirigente mi aveva avvertito neppure mezz’ora prima: – Il suo è un incarico delicato -, ma solo dopo avermi stretto la mano; cioè dava per scontato che [continua]
Tutto era stato risolto per il meglio. E ora, entrando nel bar per la terza volta in un pomeriggio, mentre osservava le pareti così singolarmente verdi in quell’ora del giorno, Rupert poteva dedicarsi alle fantasticherie erotiche su una coppia di ballerine brasiliane nel programma preferito da Udo, il barista di Graz. Era in anticipo. Non [continua]
Da ragazzo non provavo una gran simpatia per lo studio del latino, una lingua morta che, come tutti i morti, mi sembrava inutile. Ma non era tanto la presunta inutilità a tenermi lontano dal latino. Ricordo di aver provato gli stessi sentimenti che provò Renzo Tramaglino dinnanzi a Don Abbondio e ai suoi “impedimenti dirimenti” [continua]
Nel capitolo V del Tristram Shandy Laurence Sterne riprende un detto popolare che forse può fare al caso nostro: «Ognuno parla del mercato a seconda di come gli sono andati gli affari». Il motto vale per l’intera esistenza – è a questa che Sterne si riferisce – ma mi sembra in particolar modo appropriato per [continua]
Da quando lo disse quel tale, sempre più spesso, a proposito degli insegnanti, sento pronunciare la parola fannullone… Perché dovrei prendermela a male? Ci sono abituato. Da anni sento dire che diciotto ore di lavoro son poche: meno di quattro ore al giorno per cinque giorni la settimana. Chi è che lavora così poco? Piano [continua]
INTRO – LETTERATURA IN CLASSE In fondo, a scuola, non dobbiamo fare molto più di questo: leggere. Poi, intorno a “leggere” possiamo fare altre belle operazioni: capire, spiegare, creare dei contesti, interpretare, confrontare, scrivere e riscrivere. Questo è fare letteratura; poi, ci sono degli strumenti. L’analisi del testo, per esempio? Sì, certo. “Letteratura” però [continua]