Archivi tag: simona carretta
Per lo sguardo che rivolge al rapporto dei personaggi con la loro età, il romanzo di Inglese squarcia un velo. Nella maggioranza dei casi, avanziamo nella più assoluta incoscienza dell’osservatorio temporale, di giorno in giorno diverso, da cui ci affacciamo sulla vita. Ciò è sempre vero, ma a maggior ragione nel regno della «giovinezza permanente» a cui condanna un mercato del lavoro influenzato da un capitalismo sempre più spietato e di cui il sistema artistico contemporaneo, ossessionato dalla ricerca spasmodica della “novità”, costituisce una metafora evidente.
È uscito da poco in Italia il saggio di Lakis Proguidis I misteri del romanzo. Da Kundera a Rabelais (Mimesis, 2021), a cura e nella traduzione dal francese di Simona Carretta. Questo volume, che avvia una trilogia in progress dedicata a François Rabelais, esplora la categoria estetica del “riso romanzesco” ricorrendo agli strumenti del saggio letterario. Ne proponiamo un estratto dalla prima parte, La parola.
Simona Carretta dialoga con Belinda Cannone, romanziera e saggista francese, docente di Letterature Comparate all’Università di Caen. Cannone collabora con la rivista «L’Atelier du roman». Dei suoi molti libri pubblicati in Francia e vincitori, in alcuni casi, di prestigiosi premi letterari, il saggio Il sentimento di impostura è stato tradotto in italiano da Giovanni Lombardo per le Edizioni di passaggio (Palermo, 2011).
Quello della critica letteraria ad opera dei romanzieri è forse uno dei rami più rigogliosi del grande albero rappresentato dall’arte del saggio. Se, da un lato, l’affinità tra il romanzo e il saggio è assicurata dalla comune attitudine anti-sistematica, dall’altro, spesso, sono proprio i romanzieri a rivelarsi i migliori saggisti di romanzo. In quest’ottica, la rivista francese «L’atelier du roman», a partire dagli anni Novanta, ha dedicato quattro numeri al tema «La critica ha bisogno di romanzieri?», l’ultimo dei quali è stato pubblicato nel settembre 2015. Per l’occasione, è stato chiesto ad un gruppo di otto scrittori e critici letterari di scrivere un articolo su un’opera saggistica composta da un romanziere, scelta sulla base di un sorteggio. A me è toccato Per Sganarello (Pour Sganarelle) di Romain Gary, un’occasione per riflettere sul romanzo e sulla pratica del saggio come arte. Qui la versione in italiano del mio saggio già pubblicato in francese su «L’atelier du roman». [S. C.]
Questo saggio di Simona Carretta è stato precedentemente pubblicato sul numero 80 della rivista francese «L’atelier du roman» (Flammarion, dicembre 2014), che ha dedicato un dossier alla romanziera Anna Maria Ortese, «Anna Maria Ortese. Place aux Sudistes», con contributi di scrittori e critici italiani e francesi. Il testo di Carretta, dedicato in particolare al Cardillo addolorato (romanzo pubblicato da Adelphi nel 1993 e in Francia vincitore nel 1998 del Prix du Meilleur livre étranger), è qui proposto per la prima volta in italiano e con alcune lievi modifiche rispetto all’originale.
Mi piace andare al cinema. Quando ho un po’ di tempo, cerco sempre di recarmi a vedere i film appena usciti, verso i quali nutro aspettative o semplici curiosità, in quel luogo che è uno degli ultimi rimasti ad essere deputati alla fruizione dell’arte: al buio, gli inghippi della vita quotidiana restano fuori e si [continua]
“… e tu gli ornavi del tuo riso i canti…” Ugo Foscolo A distinguere la poesia e la prosa sono anche le diverse attitudini emotive che esse richiedono: se i versi poetici, in special modo quelli lirici, possono trarre linfa anche da un’inclinazione malinconica, la prosa, per apparire organica e coerente, dev’essere senz’altro figlia del [continua]
In Francia hanno ribattezzato la stagione appena trascorsa «l’estate dei saggi», per via del ritorno, tra le letture da ombrellone, di classici come Montaigne e Diderot. Complice la recente uscita di un libro che ne ricorda la grandezza: Un été avec Montaigne, firmato Antoine Compagnon. Ma la concezione del saggio come arte letteraria, à la Montaigne, e che ha sempre continuato a venire trasmessa sottobanco, accanto a quella, di provenienza anglosassone e ormai più comune, che invece vede nel saggio principalmente un genere scientifico, supera i confini francesi. Sempre la scorsa estate, anche la rivista tedesco-orientale «Sinn und form» è stata artefice di un ritorno alla considerazione del saggio come arte poetica, o «spazio del libero pensare», attraverso la pubblicazione di una conversazione a tre voci: protagonisti gli studiosi Basil Kerski e Sebastian Kleinschmidt e il poeta Adam Zagajewski. Antonio Devicienti ricostruisce, traduce e analizza per i lettori di Zibaldoni alcuni passaggi di questo dialogo, dall’essenza assolutamente saggistica, e che ha per tema l’arte del saggio. [Simona Carretta]
«Se mi dessi credito, potrei arrivare a dire una follia: oggi, il saggio, la scrittura specificatamente saggistica, può continuare ad esistere solo nell’orbita o sotto la protezione del romanzo». Così si concludeva l’articolo di François Ricard che abbiamo tradotto per la rubrica L’arte del saggio prima della pausa estiva. Con questo nuovo post, proseguiamo la riflessione sulle interrelazioni presenti tra saggio e romanzo, la cui indagine – come già annunciato nell’editoriale di apertura della rubrica – rappresenta un punto di vista interessante per la comprensione del saggio come arte letteraria. Presentiamo quindi un’intervista di Ferdinando Guadalupi al romanziere spagnolo Juan Goytisolo, nella cui opera la riflessione saggistica costituisce una componente essenziale. [Simona Carretta]
Ouverture
Come il testo di Lakis Proguidis, pubblicato precedentemente, anche l’articolo di Ricard, che proponiamo adesso nella nostra traduzione, è tratto dalla rivista «L’atelier du roman» e, più esattamente, dal dossier «Roman, essai: affinités électives» pubblicato sul numero 50 (giugno 2007, Flammarion) e che raccoglie gli interventi dei partecipanti al simposio della rivista, svoltosi a Nauplia (in Grecia) nell’ottobre del 2006. François Ricard è un saggista, critico ed editore canadese. Vive a Montréal, dove ha insegnato letteratura francese all’Università di McGill. Tra le sue opere, ricordiamo La littérature contre elle-même (Premio del Governatore Generale nel 1985), La Génération lyrique (2001) e L’ultimo pomeriggio di Agnès. Saggio sull’opera di Milan Kundera, pubblicato anche in italiano nel 2011 per la casa editrice Mimesis. [Simona Carretta]
Il testo di Lakis Proguidis che proponiamo, nella traduzione di Simona Carretta, è tratto dal n. 50 della rivista «L’atelier du roman» (giugno 2007, Flammarion), che ospita un dossier sul tema: “Romanzo, saggio: affinità elettive”. «L’atelier du roman», di cui Lakis Proguidis è anche il direttore, è pubblicata a Parigi dal 1993.